di MARIA AMATA DI LORENZO
Ti ho già descritto la buona pratica delle Pagine del Mattino e spero che tu abbia già cominciato ad adottarla per veder migliorare sensibilmente la qualità della tua vita. Io che la sto utilizzando posso garantirti che i risultati sono davvero sorprendenti oltre che duraturi.
Oggi invece vorrei parlarti della scrittura come risarcimento simbolico e di come sia possibile servirsi della scrittura per superare un grande dolore esistenziale. Lo faccio attraverso una storia vera, la storia di Isabel Allende e di sua figlia Paula.
«Mi ha salvato la vita»
«Scrivere mi ha salvato la vita», ha detto una volta senza mezzi termini la Allende.
Che cosa le era successo?
La scrittrice di origine cilena si trovava al capezzale di sua figlia Paula che aveva avuto un attacco di porfiria. Purtroppo, sembra per un errore commesso dai medici, la ragazza entrò in coma.
La Allende era ai piedi del suo letto, in un ospedale spagnolo, e da lì non si muoveva mai, come inebetita dal dolore. Il suo agente letterario l’andò a trovare un giorno portandole dei dolci, un mazzo di rose ed un pacco di fogli gialli che le depose in grembo.
«Scrivi», le disse. «Apri il tuo cuore, Isabel. Se non lo farai l’angoscia ti ucciderà».
«No, non ce la faccio», rispose lei.
Qualcosa le si era spezzato dentro, disse, e forse per sempre. Era sicura in cuor suo che non sarebbe stata più in grado di scrivere.
Ma il suo agente insistette, ricordandole tutte le volte che la scrittura le aveva dato un sostegno nel passato per superare i propri traumi. Le suggerì di scrivere a Paula, di scrivere una lunga lettera alla figlia in coma, parlandole con sincerità e in modo profondo come se lei potesse in qualche modo sentirla.
Aggiunse che senza il sollievo delle parole la sua salute ne avrebbe sofferto, perché il rischio di ammalarsi gravemente mentre si assiste un membro della propria famiglia infermo è molto alto.
«La tristezza è un deserto sterile»
Così la scrittrice si convinse e iniziò a scrivere una lunga lettera alla figlia in coma, Paula, raccontandole ciò che le succedeva intorno: «Questo è il modo in cui io mi intrattengo nei momenti vuoti di quest’incubo».
«Ho l’anima soffocata di sabbia. La tristezza è un deserto sterile», confessa. «Mi rigiro in queste pagine nel tentativo irrazionale di vincere il mio terrore. Mi viene da pensare che se do forma alla mia devastazione potrà aiutarti e aiutarmi, il meticoloso esercizio della scrittura potrà essere la nostra salvezza».
«Il meticoloso esercizio della scrittura potrà essere la nostra salvezza». Ecco la chiave di volta. Grazie alla scrittura la Allende sceglie la vita.
«Avevo una scelta», dirà lei. «Mi sarei suicidata? Oppure mi sarei impegnata a scrivere un libro che mi avrebbe fatto stare meglio?».
Come vedi, la scrittura ha un grande potere terapeutico. Rende possibile affrontare il dolore guardandolo in faccia, senza barare, e anche di superarlo in modo graduale e positivo.
Al posto della disperazione Isabel Allende in quei giorni ha scelto la speranza.
Dallo scoramento per lo stato di grave infermità della figlia – che morirà un anno dopo senza mai riprendersi dal coma – è nato un libro che è tra i capolavori della letteratura mondiale, Paula.
Esso ci dimostra che, seppure possa nascere da ragioni puramente personali, che nulla hanno a che vedere con le vite degli altri, nondimeno la scrittura possiede quel carattere di universalità che le permette di essere condivisa da molti, di poter far del bene a tante persone e di diventare un patrimonio comune.
Scrivere, dunque, non è un lusso ma una necessità.
Quel che si diventa “mentre” si scrive
Il processo di scrittura, indipendentemente dal tempo – maggiore o minore – che dedichiamo ad esso, racchiude in sé un grandissimo potenziale terapeutico.
Attraverso la scrittura, infatti, sviluppiamo in primo luogo la qualità del coinvolgimento: siamo assorbiti da ciò che facciamo, totalmente assorbiti, e questo paradossalmente ci tranquillizza e ci calma, sia che stiamo scrivendo di cose piacevoli sia che stiamo rivivendo sulla carta un momento di grande sofferenza della nostra vita.
Infatti, quando si decide di scrivere di un’esperienza difficile, ciò è segno che si è scelta la via della speranza al posto della disperazione.
Scrivere – e farlo con regolarità – rafforza inoltre la determinazione, che è la qualità umana che rende le persone – e quindi noi – capaci di far fronte alle difficoltà.
E un passo importante nello sviluppo della determinazione è anche questo: scrivendo noi diventiamo osservatori della nostra vita. Quando la vediamo come un argomento da descrivere e da interpretare, guardiamo alla nostra vita con un maggiore distacco e anche da una distanza maggiore.
Quando ci domandiamo come articolare quel che abbiamo in mente perché acquisisca un senso, riconfiguriamo i nostri problemi come sfide.
Allora la cosa più importante non sarà tanto quel che si scrive, ma quel che succede, quel che si diventa “mentre” si scrive.
È un habitus mentale e psicologico che vale la pena di assumere, non ti pare?
CHI SONO
Mi chiamo Maria Amata Di Lorenzo e da oltre dieci anni condivido il mio cuore sul web. Mi ispirano la gentilezza e il desiderio di migliorare la vita di chi è intorno a me attraverso le parole, che possono essere medicina e strumento di guarigione a un livello molto intimo, dove affonda la nostra interiorità.
Ho lavorato per più di vent’anni come giornalista e come autrice e consulente editoriale, e ho diretto corsi di scrittura creativa. Ho scritto libri di narrativa, poesia e saggistica che sono pubblicati fino ad oggi in dieci lingue e sono diffusi in quindici Paesi nel mondo.
Con le mie parole, con cura e amore, aiuto gli altri, ogni giorno. Insegno alle persone a scoprire e a mettere in pratica il loro potenziale creativo e la saggezza del cuore, per la loro crescita spirituale e il benessere, la guarigione e l’autorealizzazione.
Per regalare alla tua mente e al tuo cuore spazi di riflessione e di bellezza, ho aperto il mio blog: si chiama Il posto delle anime sensibili. Ho aperto questo luogo nel web per costruire ponti di amicizia, e per questo ho voluto creare anche la mia newsletter: Parole che nutrono l’anima è l’appuntamento riservato alle persone altamente sensibili e creative che concepiscono il web come uno spazio in cui fermarsi a riflettere e dove è possibile sperimentare connessioni significative tra le persone. Ti iscrivi qui.
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Parole che nutrono l’anima
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