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Quando ti muore un figlio di vent’anni, il tuo unico figlio, la tua vita va in pezzi. Come puoi credere che lui torni da te per raccontarti il paradiso?
Come puoi accettare il lutto e comprendere che in esso è nascosto un segreto di gioia e una promessa di bene?
È la storia vera di Armando Crescio e di sua madre Giuliana Buttini.
Cara anima sensibile, ti presento con gioia un nuovo episodio di “Carezze dall’aldilà”.
Se non lo conosci ancora, “Carezze dall’aldilà” è il podcast di riferimento per le persone che si interrogano sul mistero della morte e per chi sta vivendo il dolore di una perdita e cerca risposte vere e non preconfezionate sulla realtà dell’oltrevita.
Oggi ho scelto una storia che ti farà tremare e riflettere allo stesso tempo.
Questo episodio ci spinge a riflettere profondamente sul senso della vita e della morte. Ci dimostra che la morte non esiste veramente ma che esistono legami che vanno oltre lo spazio e oltre il tempo, e che l’amore vive per sempre.
Lasciati ispirare da queste straordinarie rivelazioni di luce che illuminano il buio che circonda il mondo materiale e aprono incredibilmente spiragli di verità sul mondo dello spirito.
Puoi ascoltare questa forte testimonianza su YouTube, Spotify, Amazon, Google Podcasts e scorrendo questa pagina puoi leggere anche la sua versione scritta.
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IN QUESTA PUNTATA
La vita di Armando nell’aldilà
Una vicenda che ci apre gli occhi sull’oltrevita
Giuliana racconta:
“Sono nata il 27 Agosto del 1921. Nel 1967, esattamente il 29 settembre, ho iniziata la mia prova più dolorosa, la morte di Armando e, dopo qualche mese ho cominciato a sentire delle voci consolanti e piene di dolcezza.
Non credevo che fossero realmente voci, non sapevo che esistevano carismi e tanto meno, anche se lo avessi saputo, non avrei pensato di poterli ricevere io. Credevo in Dio, ma non mi soffermavo molto e neppure poco forse su certi pensieri. Pensavo che più della pratica religiosa fosse importante il comportamento e vivevo una normale vita serena. Questo prima del dolore.
La prima voce fu quella di mio figlio, ma erano tali la nostalgia e il desiderio di rivederlo che pensavo potesse essere un mio inconscio desiderio poterlo ascoltare. Così ogni volta che sentivo la sua voce cercavo di non ascoltarla per timore che non fosse che una mia fantasia, pur non essendo io propensa alla fantasia, ma molto ferma in ciò che è reale.
Mio figlio mi diceva di scrivere quello che sentivo e dopo molte insistenze ho scritte le sue parole con la sua scrittura. Bellissime parole di conforto e di speranza, descrizioni di luoghi non luoghi di felicità e di bellezza.
Io ancora non ero certa che fosse Armando a parlarmi malgrado le sue parole e un giorno Armando mi ha detto: “Mamma, tu non credi che sia io a parlarti, ti verranno mandate per divina permissione altre anime e ti diranno cose che tu non puoi sapere, così capirai che non sei tu a scrivere”.
Sono circa quindici anni che vivo questa realtà e ho incontrata la persona certamente più adatta a capirmi e a capire: padre Gabriele Roschini che è dopo diventato un vero grande amico e che rimpiango veramente anche se qualche volta viene a trovarci dal Paradiso. Padre Roschini leggeva tutto quello che scrivevo e mi diceva: “Stai tranquilla: non è farina del tuo sacco…” oppure: “Non si può cavare sangue da una rapa.”
Io mi rendo conto di non aver nessun merito per un dono così, ma mi è sempre stato detto che non c’è merito ma “strategia di Dio.”
C’è sempre un grande dolore col carisma o di materia o di spirito. E’ inutile che io parli del mio dolore: è mio e penso che non serve parlarne… Nessuno può consolare, soltanto Dio mi ha aiutata, perché Dio può tutto”.
Cari amici,
quello che vi ho letto è uno stralcio della testimonianza scritta lasciata da Giuliana Buttini Crescio, una donna che per circa 30 anni ha vissuto un’esperienza straordinaria di contatti con il Cielo, con l’aldilà.
Vi dico subito che Giuliana non era una donna esaltata, ma molto razionale, e con i piedi per terra. E ha faticato molto dapprincipio ad accettare ciò che le stava succedendo.
Giuliana è stata visitata nel corso degli anni da svariati psichiatri e non è stato trovato nulla di strano o di anormale in lei. Non c’era in lei nessuna esaltazione, ed anche nessuna voglia di apparire, di farsi un nome, di avere pubblicità. Infatti, ha condotto tutta la sua vita praticamente nell’anonimato e veramente pochi sono quelli che l’hanno conosciuta.
Tutto è incominciato un giorno di fine settembre del 1967: il figlio Armando, un ragazzo di soli 20 anni, muore, ed è il suo unico figlio. Questa perdita strazia la madre Giuliana in modo inconsolabile.
Succede che dopo qualche tempo Armando si fa vivo con lei, ma invece di crederci Giuliana corre dallo psichiatra: è convinta di essere diventata pazza.
I morti possono tornare?
Possono parlare con noi?
Questo non succede che di rado, noi lo sappiamo, e sempre per un volere di Dio, per uno scopo più alto.
Armando, per divina permissione, e poi anche altre anime, di scrittori, di poeti, di santi, riveleranno le verità del cielo a Giuliana chiedendole di scrivere ogni cosa, di fissare sulla carta queste esperienze.
Armando le rivela che in Cielo lui con altri ragazzi puri ha il delicato compito di venire sulla terra per aiutare le persone in pericolo di morte a scegliere il bene e a ravvedersi per poter salvare le loro anime.
Sentite a tal proposito questa testimonianza di Giuliana. Lei racconta:
“Un giorno, dopo aver risposto al telefono, posando il microfono, pensavo a mio figlio: “Armando, cosa fai e dove sei in questo momento?”
Mi sono trovata in una casa di campagna, non saprei dire come ci sono arrivata, perché ero già là, sapevo che c’era una scala, ero al secondo e ultimo piano, nella camera accanto c’erano tante mele sopra ad uno strato di paglia, sentivo anche l’odore delle mele.
Vedevo tutto, ma non vedevo me, ovvero non vedevo le mie mani, né i miei piedi e mi sentivo leggera. Vicino a me c’era Armando e non vedevo neppure lui, sapevo che era lì, lo sentivo e comunicavo con lui col pensiero.
II pavimento della camera era di mattoni, un po’ consumati, c’era un letto con delle fasce di bronzo che formavano dei fiori e lo stesso motivo era sul cassettone. Non ho visti altri mobili, soltanto le finestre con le persiane verdi verniciate più volte, tanto che la vernice formava una crosta, erano un po’ aperte, sostenute da una bacchetta e si poteva vedere un prato.
Nel letto c’era un uomo con i capelli grigi rasati, magro, col naso pronunciato. Sembrava che dormisse.
Il letto era coperto di una sopracoperta di raso lucido blu e le lenzuola erano ben disposte col bordo molto preciso. Non so perché, ma invece di stupirmi ho chiesto ad Armando (col pensiero) perché il letto era cosi ben fatto e lui mi ha risposto che aspettavano il medico. Subito dopo gli ho chiesto: “Cosa fai qui?”
“Mamma, devo suggerire e quest’uomo di pentirsi per poter salvare la sua anima. E’ uno dei miei compiti. Noi, ragazzi puri, aiutiamo gli angeli a suggerire il bene agli uomini.”
Gli ho chiesto che cosa aveva fatto quell’uomo: “Ha venduto un terreno che non dava frutti e ha ingannati i compratori. E’ un grave peccato, gli suggerisco di pentirsi e rimediare fino a che è in tempo.”
Dopo mi sono ritrovata davanti al telefono e non so quanto tempo è durata questa visione. Sono certa che non è stato un sogno, era giorno ed ero ben sveglia. Non ricordo la data di quel giorno, ma ricordo che ho vista l’ora: le undici e mezza e c’era il sole.
Dopo qualche giorno pensavo a quel fatto e ho pensato: “Chissà se quell’uomo si è salvato?”
Mi sono ritrovata in quella stanza, nella penombra, il letto vuoto, le coperte tese. Ho sentito Armando che mi ha detto: “Si è salvata l’anima, si è pentito e ha rimediato.”
Sul cassettone c’era la fotografia di quell’uomo, davanti un lumino di vetro acceso a forma di fiamma e un vasetto con due rose di plastica: una rossa e una gialla”.
La visione di Giuliana si conclude con l’immagine del lumino acceso e del vasetto con le rose. Si conclude con la consolante certezza che quell’uomo è morto riconciliato con Dio e dopo aver rimediato al male che aveva arrecato al suo prossimo.
In Cielo noi lo sappiamo, non si entra se non attraverso la carità, che è il puro amore.
CHI SONO
Mi chiamo Maria Amata Di Lorenzo e da oltre dieci anni condivido il mio cuore sul web. Mi ispirano la gentilezza e il desiderio di migliorare la vita di chi è intorno a me attraverso le parole, che possono essere medicina e strumento di guarigione a un livello molto intimo, dove affonda la nostra interiorità. Con le mie parole, con cura e amore, aiuto gli altri, ogni giorno.
Come scrittrice, drammaturga e autrice cinematografica con un background di giornalista, ho dedicato la mia vita a esplorare e celebrare la creatività in tutte le sue forme. Sono, infatti, anche un’insegnante di scritture creative e una consulente esperta in spiritualità e processi trasformativi connessi alla creatività. La mia passione è aiutare le persone a scoprire e a mettere in pratica il loro potenziale creativo e la saggezza del cuore, per la loro crescita spirituale, il benessere, la guarigione e l’autorealizzazione.
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Voi care presenze
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Ogni volta che sento di avere qualcosa di prezioso da condividere, invio una lettera sincera, nata dal mio cuore, per accompagnarti nel meraviglioso e talvolta impegnativo viaggio della vita. Troverai in ogni lettera piccole gemme di felicità, consigli, novità, e riflessioni scritte con amore su temi legati alla crescita personale e spirituale, allo sviluppo della creatività, alla poesia, ai libri, all’arte e alla cura della tua salute, sia fisica che emotiva.
Voi care presenze è l’appuntamento riservato alle persone profondamente sensibili e creative che concepiscono il web come uno spazio gentile in cui fermarsi a riflettere e dove è possibile sperimentare connessioni vere e significative tra le persone.
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